Negli ultimi anni, un’affermazione sorprendente ha riacceso l’interesse: l’internet è morto? La teoria dell’internet morto, emersa nel 2021, suggerisce che la vera essenza del web sia svanita e che oggi siamo circondati da contenuti generati in gran parte da intelligenza artificiale. Con meme come il famoso “Shrimp Jesus“, apparsi per la prima volta nel marzo 2024, l’argomento torna alla ribalta. Oltre a essere un fenomeno virale, queste immagini alimentano le conversazioni su quanto l’autenticità delle interazioni online sia compromessa.
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Cos’è la teoria dell’internet morto?
Nata sui forum di 4chan e Wizardchan, questa teoria si basa sull’idea che l’internet ha subito un crollo nel 2016. Da quel momento, sostengono i teorici, i contenuti che consumiamo sarebbero perlopiù generati da bot di intelligenza artificiale. Queste affermazioni non sono prive di supporto, si trovano correlate da discussioni sull’uso dell’AI per manipolare gli utenti per scopi più sinistri. Un utente di nome IlluminatiPirate ha commentato: “L’internet sembra vuota e priva di persone. È anche priva di contenuti”. Ciò ha stimolato ricerche e riflessioni che portano a esplorare come sia cambiato il panorama digitale.
Con il passare del tempo, nuovi creatori di contenuti su piattaforme come TikTok e Instagram hanno dato nuova vita alla teoria. In particolare, SideMoneyTom ha pubblicato un video nel marzo 2024, evidenziando come diversi account di Facebook condividano variazioni di immagini generate dall’AI, come quelle di “Shrimp Jesus“. Questi contenuti, sebbene scarsamente condivisi, continuano a riempire i feed social, sollevando interrogativi sulla loro origine e sull’autenticità degli account che li pubblicano.
Come funziona l’intelligenza artificiale generativa?
L’AI generativa è in grado di produrre contenuti vari, includendo testi, immagini, video, musica e persino codice software, utilizzando algoritmi di machine learning. Lanciata nel 2022, la popolarità di strumenti come ChatGPT ha catapultato l’AI nel linguaggio comune, spingendo aziende come Google e Meta a investire in queste tecnologie. A tal proposito, una causa legale presenta da Ziff Davis, la parent company di CNET, contro OpenAI, evidenzia le preoccupazioni legate ai diritti d’autore associati alle pratiche dell’AI.
Ritornando al caso di Shrimp Jesus, si vede come, alimentando un chatbot con dati specifici e richieste, le immagini create possano apparire “umane”. Tuttavia, il contenuto generato da chatbots è noto per avere limitazioni e difetti. Secondo esperti dell’AI, è necessario approfondire i modelli di linguaggio per garantire che l’output sia non solo accurato, ma anche significativo.
Realmente siamo di fronte a bot o a persone vere?
Interagendo con i social media, è facile imbattersi in commenti bizzarri o ripetitivi che sembrano provenire da account automatizzati. Gli utenti hanno segnalato la presenza di bot che rispondono in modo incoerente o senza alcun legame con il contenuto delle discussioni. Nel periodo invernale scorso, i membri della piattaforma Bluesky hanno espresso le loro lamentele per l’abbondanza di repliche automatiche che inondavano i thread.
Secondo il rapporto Bad Bot 2024 di Imperva, quasi metà del traffico internet nel 2023 proveniva da bot, con un incremento rispetto all’anno precedente. Questa rapida crescita dell’AI generativa ha chiaramente alimentato l’emergere di bot più semplici, spingendo a riflessioni su una potenziale deumanizzazione del web. Secondo uno studio del Pew Research Center, oltre il 51% degli adulti americani ha espresso preoccupazione per la proliferazione dell’AI dal 2021.
La visione degli esperti sull’evoluzione dell’internet
Sofie Hvitved, futurista tecnologica e senior advisor al Copenhagen Institute for Future Studies, ritiene che l’internet non sia morto, ma piuttosto in fase di evoluzione. “L’internet, così come lo conosciamo, sta lentamente morendo, ma è un processo che avviene da tempo,” afferma. La sua trasformazione è necessaria per affrontare le sfide legate all’AI e sviluppare algoritmi più pertinenti per gli utenti.
Decine di milioni di contenuti generati automaticamente hanno mosso l’attenzione su temi delicati come la disinformazione. Un rapporto di NewsGuard ha rivelato che strumenti di AI sono stati utilizzati per diffondere propaganda russa in oltre 3,6 milioni di articoli. Hvitved aggiunge che sebbene non si tratti della fine, è importante affrontare il problema della qualità e della veridicità delle informazioni curate dall’AI.
La reazione della comunità online
La teoria dell’internet morto ha conquistato non solo TikTok, ma anche numerosi spazi su Reddit, dove gli utenti discutono sulle potenziali ripercussioni dell’AI sul mondo digitale. Molti utenti esprimono preoccupazione per ciò che comporterà l’uso crescente dell’AI, lamentando che chatbots potrebbero causare gravi problemi di salute mentale.
In effetti, il dibattito riflette una preoccupazione collettiva riguardo al rapporto tra contenuti generati dall’AI e quelli creati da umani. I post degli utenti segnalano un aumento del contenuto automatizzato e mettono in guardia su come la qualità delle informazioni potrebbe deteriorarsi nel tempo. Un utente ha persino raccolto una lista di oltre 130 thread su subreddit che mostrano l’impatto dei contenuti creati da bot.
Il futuro della cultura digitale
Con la crescente pervasività dell’AI, ci si chiede se il contenuto umano verrà sostituito. Che tipo di cultura digitale avremo in un contesto simile? Hvitved analizza la questione sottolineando come l’elemento statico dell’internet potrebbe svanire, facendo spazio a contenuti più pertinenti e interattivi. Tuttavia, questa transizione potrebbe anche significare la fine della condivisione di esperienze comuni, con una prevalenza di “stanze d’eco” create su misura per ciascun utente.
In sintesi, l’argomento centrale rimane se l’internet, per quanto lo conosciamo, sia effettivamente destinato a cambiare e in quale direzione. La teoria dell’internet morto torna in primo piano, alimentando un dibattito cruciale sugli effetti delle tecnologie emergenti sulla società. I fatti dimostrano che l’argomento è tutto fuorché concluso.