La battaglia legale tra il Dipartimento di Giustizia americano e Google: le implicazioni del caso antitrust

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti avvia un’azione legale contro Google, chiedendo la vendita del browser Chrome per violazioni delle leggi antitrust e il mantenimento della posizione dominante nel mercato.

Un conflitto di grande portata si sta svolgendo nelle aule di tribunale statunitensi, dove il Dipartimento di Giustizia ha avviato un’azione legale contro Google. Al centro della disputa vi sono accuse gravi secondo cui l’azienda di Mountain View starebbe mantenendo in modo illegittimo la sua posizione dominante nel mercato dei motori di ricerca. Il DOJ chiede che Google sia costretta a vendere alcune delle sue proprietà più importanti, tra cui il popolare browser Chrome. Le udienze sono iniziate il 22 aprile e si prevede che dureranno circa tre settimane, con la seconda settimana che si concluderà questo venerdì.

Proposta di vendita di Chrome e interesse delle aziende tecnologiche

La proposta di vendere Chrome ha suscitato l’attenzione di varie aziende del settore tecnologico. Nomi noti come OpenAI, Perplexity AI e Yahoo hanno manifestato interesse per l’acquisto del browser in caso il tribunale decida per la sua vendita. La possibilità che Google debba cedere una delle sue principali risorse potrebbe ridisegnare i contorni della competizione nel settore tecnologico e influenzare il modo in cui gli utenti effettuano ricerche online.

Durante le dichiarazioni iniziali, i legali del governo hanno sostenuto che Google deve essere obbligata a vendere Chrome, il suo software di navigazione che, secondo loro, indirizza gli utenti verso il motore di ricerca di Google. David Dahlquist, avvocato del DOJ, ha sottolineato che è giunto il momento per il tribunale di comunicare a Google e ad altri monopolisti che esistono conseguenze legate alla violazione delle leggi antitrust.

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La risposta di Google: strategie e giustificazioni legali

Dalla parte opposta, i legali di Google hanno contestato questa posizione, sostenendo che eventuali rimedi debbano prendere in considerazione solo gli accordi commerciali che l’azienda ha stipulato con altre realtà, come Apple, Mozilla e Samsung, per diventare il motore di ricerca predefinito su smartphone e dispositivi vari. John Schmidtlein, avvocato della compagnia, ha dichiarato che Google ha conquistato la sua posizione di mercato in modo corretto e legittimo.

Attualmente, a dirigere il processo è il giudice Amit P. Mehta, fondato presso il Tribunale Distrettuale degli Stati Uniti per la Columbia. Dopo aver ascoltato le argomentazioni, Mehta dovrebbe emettere gli ordini riguardanti i rimedi entro la fine dell’estate.

Con oltre l’89% della quota di mercato a livello globale, Google si presenta come il leader indiscusso nel campo della ricerca online, cifra giù di poco rispetto al 91% dell’estate scorsa, secondo GlobalStats. Lee-Anne Mulholland, vicepresidente dell’azienda, ha qualificato il caso come “retrospettivo” e ha affermato che le misure proposte potrebbero danneggiare l’economia statunitense, rendendo più difficile per gli utenti accedere a servizi preferiti e costringendo Google a condividere le ricerche private degli utenti con altre compagnie.

Interessi di OpenAI, Perplexity e Yahoo nell’acquisto di Chrome

Nelle prime fasi del processo, Nick Turley, un dirigente di OpenAI, ha testimoniato a favore dell’acquisto di Chrome, nel caso in cui Google fosse costretta a vendere. Ha anche affermato che il chatbot di OpenAI, ChatGPT, è “ancora lontano dalla capacità di utilizzare una propria tecnologia di ricerca per rispondere all’80% delle domande“.

Oltre a OpenAI, anche Perplexity AI e Yahoo hanno espresso interesse. Dmitry Shevelenko, direttore commerciale di Perplexity, ha dichiarato in aula che vorrebbe acquisire Chrome. Brian Provost, il responsabile della ricerca di Yahoo, ha confermato che l’azienda aspira all’acquisto di Chrome, considerando che potrebbe essere una via più rapida per guadagnare quote di mercato nel settore della ricerca, rispetto allo sviluppo di un nuovo prototipo di browser.

Seconda azione antitrust del DOJ contro Google: la pubblicità è nel mirino

In un’iniziativa parallela, il DOJ sta richiedendo anche la scissione delle attività pubblicitarie digitali di Google, compresa la vendita forzata della sua attività di server pubblicitari per editori e gli strumenti di scambio pubblicitario. Secondo il DOJ, Google ha utilizzato pratiche illecite per escludere i concorrenti dal mercato della pubblicità online.

Il giudice distrettuale Leonie Brinkema ha già fissato la data del processo per il 22 settembre, dopo aver ascoltato le argomentazioni di Google e del Dipartimento di Giustizia riguardo ai rimedi. L’azienda continua a sostenere che tali cessioni potrebbero danneggiare gli editori e, di conseguenza, gli utenti di internet.

Cosa potrebbe accadere a Google: possibili sviluppi futuri

L’esito del processo potrebbe portare a una sostanziale rivisitazione delle operazioni di Google, inclusa la potenziale suddivisione dell’azienda in parti distinte. Il DOJ chiede di vietare a Google di stipulare accordi esclusivi per far sì che il proprio motore di ricerca rimanga quello predefinito su dispositivi e browser, oltre a obbligare l’azienda a condividere alcuni dati degli utenti con i concorrenti.

Questo rappresenterebbe il primo tentativo da parte del governo di smantellare un’impresa per accusa di monopolizzazione dalla precedente causa, andata deserta, contro Microsoft due decenni fa. Google potrebbe anche essere costretta a rendere accessibili alcuni dei propri dati ai concorrenti o ad abbandonare gli accordi economici controversi che garantiscono la sua posizione dominante.

Ipotesi di un accordo tra Google e il governo

Secondo le analisi di esperti, è probabile che Google possa optare per un accordo che comporterebbe compromessi. Secondo Chirag Shah, professore alla Scuola di Informazione dell’Università di Washington, vi sono tre questioni principali sul tavolo delle trattative: il browser Chrome, gli accordi di Google con Apple e altri per la posizione predefinita, e il mercato pubblicitario, in cui Google detiene un monopolio e un’immensa quantità di dati.

Shah ha anche sottolineato il contesto di “frenemies” tra Google e aziende come OpenAI, Microsoft e Apple, che pur beneficiando del predominio di Google, sono anche in competizione diretta con questa.

Riflessioni conclusive sull’importanza del caso

La battaglia legale di Google non è isolata. Anche altre grandi aziende tecnologiche come Apple e Amazon si trovano a fronteggiare cause antitrust. Inoltre, il processo potrebbe influenzare significativamente il panorama emergente dell’intelligenza artificiale. Se non si impongono rimedi a Google, il DOJ prevede che questa utilizzi i propri prodotti di intelligenza artificiale per ampliare ulteriormente la propria monopolizzazione.

In un contesto in continuo cambiamento, queste udienze segnalano l’attenzione dell’amministrazione Trump sulle trasformazioni nell’industria tecnologica, accentuando l’attenzione su come le dinamiche del settore e le pratiche commerciali potrebbero essere riviste in futuro.

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