A New Orleans, un’indagine ha rivelato una controversa pratica della polizia che utilizza il riconoscimento facciale per identificare sospetti in tempo reale, contravvenendo a un’ordinanza municipale progettata per salvaguardare i diritti civili dei cittadini e prevenire arresti ingiustificati. L’inchiesta del Washington Post ha messo in evidenza come le forze dell’ordine abbiano funzionato oltre le regole stabilite, sollevando interrogativi critici sulla legalità delle loro azioni e sull’efficacia delle misure di sorveglianza in corso.
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Riconoscimento facciale e controllo cittadino
Secondo le informazioni raccolte, la polizia di New Orleans ha speso anni a monitorare in tempo reale le strade della città tramite un sistema di riconoscimento facciale, utilizzando una rete di oltre 200 telecamere. Questa tecnologia, una volta rilevata una corrispondenza potenziale con un sospetto, notificava immediatamente i poliziotti con un messaggio sul loro telefono. Tuttavia, dall’indagine è emerso che, nonostante l’efficacia apparente del sistema, la maggior parte delle operazioni di arresto non è mai stata registrata nei rapporti ufficiali della polizia.
Questa situazione ha sollevato preoccupazioni rispetto alla trasparenza e alla correttezza del sistema giuridico locale. Infatti, secondo il Washington Post, il numero di arresti potenziali frutto di tale sistema era molto più alto di quanto mai dichiarato ufficialmente, suggerendo che il procedimento non rispettava le normative vigenti. Nel 2022, il consiglio comunale aveva introdotto un’ordinanza per una supervisione più rigorosa sull’uso di tecnologie invasive come questa. Questa normativa richiedeva che gli agenti di polizia utilizzassero il riconoscimento facciale solo in indagini specifiche sui crimini violenti e che dovessero inviare le immagini a un “centro di fusione,” dove almeno due esperti formati avrebbero dovuto verificare le corrispondenze.
Normative ignorate e arresti discutibili
L’indagine ha rivelato che i poliziotti avessero aggirato queste procedure, arrestando persone senza seguire le linee guida richieste. Inoltre, sono emersi casi in cui le persone fermate erano state accusate di reati non violenti, aumentando ulteriormente le preoccupazioni sui diritti civili. Si stima che le catture effettuate con l’aiuto di questa tecnologia siano avvenute in diverse occasioni, senza che queste risultassero nelle relazioni di polizia, contravvenendo all’obbligo di rendere conto delle proprie azioni al consiglio comunale.
Alcuni agenti avrebbero addirittura espresso frustrazione riguardo alla lentezza del processo di approvazione imposto dal consiglio, decidendo di non rispettare le norme per sfruttare al massimo l’accesso a questi strumenti. È fondamentale che questo tipo di comportamento venga monitorato e corretto per evitare potenziali abusi di potere da parte delle forze dell’ordine.
Conseguenze e sospensione del programma
In seguito a queste rivelazioni e alla crescente indignazione pubblica, la polizia di New Orleans ha deciso di fermare temporaneamente il programma di riconoscimento facciale. Nathan Freed Wessler, vicedirettore del progetto sulla libertà di espressione, privacy e tecnologia dell’American Civil Liberties Union , ha descritto l’accaduto come uno dei peggiori usi della tecnologia di riconoscimento facciale negli Stati Uniti. Questa situazione segna un punto di svolta in termini di trasparenza e responsabilità delle forze dell’ordine nel paese.
In questo contesto, è cruciale che si avvii una discussione seria sulle implicazioni etiche e legali dell’uso della tecnologia da parte della polizia, per rispondere adeguatamente alle problematiche di abuso e per proteggere i diritti dei cittadini, già vulnerabili in un panorama di sorveglianza sempre più invasivo. Il caso di New Orleans potrebbe rappresentare un campanello d’allarme riguardo a un uso irresponsabile delle tecnologie, richiedendo una revisione delle politiche in atto e un impegno maggiore nel garantire il rispetto delle norme sulla privacy.