Apple sta evolvendo il concetto di interazione con i suoi dispositivi, mirando a un futuro in cui gli utenti possano controllare le applicazioni e i servizi semplicemente con il pensiero. Questa innovativa aspirazione non è una novità assoluta nel settore. Già nel 2011, una piccola azienda chiamata PLX Devices aveva sviluppato un dispositivo, il XWave, capace di rilevare le onde cerebrali degli utenti. Oggi, Apple sta dando un ulteriore passo avanti, esplorando interfacce cervello-computer per migliorare l’accessibilità dei suoi prodotti.
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La tecnologia delle interfacce cervello-computer
Secondo quanto riportato da The Wall Street Journal, Apple sta collaborando con Synchron, una compagnia che sviluppa dispositivi impiantabili per la registrazione delle onde cerebrali. Grazie a questa tecnologia, non sarà più necessario osservare i movimenti di un utente per comprendere le sue intenzioni, poiché i segnali cerebrali decifrati potranno comunicare gli input desiderati. Il dispositivo di Synchron, denominato Stentrode, è una sorta di stent che si colloca sul cervello e utilizza elettrodi per leggere le onde cerebrali. Tali segnali vengono tradotti in comandi per interagire con gli schermi dei dispositivi Apple.
Questa innovazione rappresenta un passo significativo per migliorare la qualità della vita di molte persone affette da gravi disabilità. Infatti, Apple è convinta che rendendo operativi i controlli mediante segnali neuronali, sarà possibile permettere a chi non ha la mobilità delle mani di gestire i propri dispositivi iPhone e iPad in modo autonomo.
Miglioramenti per le persone con disabilità
Il potenziale di questa tecnologia è particolarmente rilevante per le persone affette da lesioni spinali gravi o malattie degenerative come la sclerosi laterale amiotrofica , nota anche come malattia di Lou Gehrig. Queste patologie limitano non solo il movimento, ma influiscono anche sulla qualità della vita quotidiana. Grazie al supporto delle interfacce cervello-computer, gli utenti possono inviare segnali neurali dal loro dispositivo impiantato, interagendo con i loro smartphone senza dover dipendere da strumenti esterni.
Mark Jackson è uno dei primi a testare questo esperimento. Indossando il visore Apple Vision Pro, è riuscito a sentirsi immerso in un’esperienza virtuale che ricreava la sensazione di trovarsi su un precipizio nelle Alpi svizzere, nonostante sia affetto da SLA e sia costretto a rimanere in casa. Questo tipo di tecnologia ha il potere di trasformare radicalmente la vita quotidiana di chi vive tali limitazioni.
Il futuro delle interfacce neurali
La strada per la commercializzazione delle interfacce cervello-computer potrebbe essere ancora lunga. Morgan Stanley stima che ci siano circa 150.000 persone negli Stati Uniti con gravi disabilità agli arti superiori che potrebbero beneficiare di questi impianti. Tuttavia, i primi approvatori commerciali potrebbero essere attesi non prima del 2030.
Tom Oxley, CEO di Synchron, è fiducioso che potrebbero ottenere l’approvazione dei loro dispositivi prima della data prevista. La concorrenza non è da meno. Infatti, anche la Neuralink di Elon Musk sta sviluppando un sistema simile. Il dispositivo N1 di Neuralink è in grado di raccogliere un volume significativamente maggiore di dati cerebrali, grazie a mille elettrodi, contro i sedici dell’impianto Stentrode.
Musk immagina un futuro in cui queste tecnologie non solo aiuteranno le persone con disabilità, ma miglioreranno anche le capacità cognitive umane, permettendo all’individuo di competere con i sistemi di intelligenza artificiale. La corsa per la rivoluzione neurale è appena all’inizio, ma le sue implicazioni potrebbero essere enormi e impattanti in numerosi ambiti della società.