Dragon Age: Inquisition, recensione

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Una delle serie fantasy più apprezzate di sempre in mano a Bioware si rinnova, portando come sempre nuovi spunti nel vastissimo mondo dei GDR. Scopriamo cosa c'è da attendersi in questo meraviglioso nuovo capitolo.

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Dragon Age: Inquisition, un titolo mastodontico

A tutti i videogiocatori sono note le evoluzioni creative che hanno portato la sempreverde Bioware a rendere Dragon Age una delle saghe GDR fantasy più prolifiche di sempre, offrendo idee costantemente ibridate con nuovi spunti, dando luogo a titoli di indubbia densità, notevole longevità e un buon numero di contenuti secondari, come si può evincere anche dalla sua ultima incarnazione, ovvero Dragon Age: Inquisition. Il titolo in questione prende l'avvio dalla conclusione di Dragon Age 2, in cui templari e maghi stanno risolutamente cercando un'alleanza, disturbata nello stesso luogo in cui si sta tenendo un consesso necessario a determinarla da un'esplosione prorompente. Il nostro protagonista, rimasto quasi martoriato dall'esplosione, avrà l'ingrato compito di difendersi dalle accuse dei cittadini, che ingiustamente l'accuseranno di essere mandante o esecutore, ottenendo però col tempo il nominativo di Araldo di Andraste, prescelto dalla divinità più rappresentativa dell'universo di Dragon Age.

Da questo punto in poi, la trama sarà quanto di più denso si sia visto finora in un GDR, tra approfondimenti inerenti le caratteristiche degli altri personaggi, con l'effetto "cliffhanger" e "colpo di scena" destinato a non decadere mai, nemmeno dopo ore di gameplay. Purtroppo, la nostra nemesi non è caratterizzata con altrettanta profondità, tratto a cui si può sopperire seguendo i lunghi dialoghi proposti, creati da un comparto narrativo eccellente, anche se probabilmente dispersivo per i giocatori novizi, soprattutto per quanto riguarda le quest secondarie. E' inoltre consigliato a quest'ultima categoria di gamer di prendere confidenza con gli episodi precedenti, poiché tra le migliaia e migliaia di righe di testo, spesso sbucheranno concetti "immortali" della trama di Dragon Age.

Parola d'ordine: complessità del gameplay

Stando a quanto detto finora, Dragon Age: Inquisition estende la sua profondità anche all'aspetto editor del personaggio: potremo infatti scegliere di personalizzare le quattro razze disponibili (qunari, nani, elfi, umani), così come di sfruttare gli elementi collezionati nelle quest per dar luogo a combinazioni inedite di combattimento. Dal punto di vista del comparto grafico, gli scenari sembrano essere più frutto di una tradizione votata al MMO piuttosto che al RPG classico, con una serie di aree da sbloccare non in pieno stile free roaming, ma a seconda delle nostre scelte nel gioco. La presenza foltissima di attività da compiere rende molto difficoltoso lasciare il giocatore interdetto su cosa fare, che si stia girovagando in deserti, paludi o luoghi di montagna, elementi grafici che sottolineano la capacità di Dragon Age di spaziare con stile anche in questo campo. Grazie dunque ad un'ottima trama per la main quest, un sistema di perk e combattimenti convincente, e soprattutto la presenza di sbloccabili, aree di crafting apposite ed una longevità eccelsa (oltre 70 ore), Dragon Age: Inquisition si conferma non semplicemente una buona scelta, bensì una delle poche per chi desideri un RPG ispirato alla grande tradizione dei classici "da leggere". Voto finale: 9

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