Trump e le tariffe: un sogno irrealizzabile per la produzione negli Stati Uniti

Le aspirazioni di Donald Trump di riportare la produzione di iPhone negli Stati Uniti si scontrano con ostacoli economici e strutturali, rendendo l’idea poco realizzabile secondo esperti del settore.

Il dibattito sulle tariffe minacciate da Donald Trump rivela un’aspirazione di riportare la produzione negli Stati Uniti, con un focus particolare su aziende iconiche come Apple. Nonostante le affermazioni dell’ex presidente riguardo a un presunto interessamento di Apple a produrre iPhone negli USA, la realtà presenta ostacoli significativi che rendono questa prospettiva poco plausibile. Molti esperti del settore hanno espresso riserve sull’idea di una simile delocalizzazione.

La posizione di Apple e le difficoltà della produzione interna

Da diversi anni, Apple ha chiarito le ragioni alla base dell’impossibilità di spostare la produzione negli Stati Uniti. Tim Cook, CEO dell’azienda, ha già sottolineato, nel lontano 2015, che gli Stati Uniti non dispongono più delle capacità per una produzione su larga scala. Secondo Cook, la Cina ha investito enormemente nel settore manifatturiero, mentre gli Stati Uniti hanno registrato una significativa diminuzione delle competenze professionali legate a questo ambito.

Seguici su Google News

Ricevi i nostri aggiornamenti direttamente nel tuo feed di
notizie personalizzato

Seguici ora

Cook ha dichiarato che il numero di professionisti nel settore della lavorazione metallica e meccanica negli Stati Uniti è estremamente ridotto, suggerendo che tutta la forza lavoro che potrebbe dedicarsi alla produzione di massa potrebbe riempire facilmente una stanza, mentre in Cina occorrerebbero decine di campi da football, a dimostrazione della disparità nelle capacità produttive.

In effetti, l’unica possibilità per Apple, in un eventuale trasferimento, sarebbe quella di effettuare un’operazione di “assemblaggio finale”. Ciò significa che i telefoni, già quasi completati, verrebbero spediti negli Stati Uniti per piccole modifiche finali, una pratica già utilizzata dall’azienda in mercati come il Brasile.

I costi di una produzione negli Stati Uniti

Numerosi analisti e esperti di settore hanno valutato l’impatto economico di una transizione simile, evidenziando che i costi sarebbero proibitivi. Dan Ives, analista di Wedbush Securities, ha avvertito che il trasferimento della produzione di iPhone negli Stati Uniti richiederebbe investimenti colossali, stimando uno stanziamento di circa 30 miliardi di dollari e tre anni di tempo per ottenere anche solo il 10% della catena di fornitura trasferita dall’Asia agli USA.

Ives ha notato che la conseguenza diretta per i consumatori sarebbe un aumento vertiginoso dei prezzi: un iPhone che attualmente costa 1.000 dollari potrebbe arrivare a costare 3.500 dollari se realizzato interamente negli Stati Uniti. Questa ipotesi solleva interrogativi sulla sostenibilità del mercato, in quanto i consumatori potrebbero non essere disposti ad affrontare tali spese.

Le opinioni degli esperti del settore

Evercore, una banca d’investimento americana, ha sottolineato ulteriormente l’impraticabilità di un’operazione del genere. La mancanza di strutture adeguate e di manodopera flessibile rende difficile la possibilità di assemblare smartphone negli Stati Uniti. Formare un numero così elevato di lavoratori, stimato tra le 200.000 e le 300.000 unità, per effettuare assemblaggi di iPhone non appare realistico.

Poi c’è l’opinione di Matthew Moore, ex ingegnere di Apple, che ha evidenziato la complessità della catena di fornitura dell’azienda. Moore ha affermato che la forza lavoro della Apple supply chain in Cina conta milioni di dipendenti, e che non sarebbe possibile sostituirli facilmente con un numero ristretto di lavoratori americani. Come lui stesso ha spiegato, domandandosi quale città degli Stati Uniti sarebbe disposta a fermare le proprie attività per dedicarsi esclusivamente alla costruzione di iPhone.

Persino se, in un mondo ideale, fosse possibile un’assemblaggio negli Stati Uniti, replicare le migliaia di aziende che compongono la catena di fornitura attuale in Cina rimarrebbe una sfida impossibile. Pertanto, Apple continuerebbe a importare i componenti e a pagare tariffe sui materiali, vanificando così gli effetti delle tariffe introdotte.

Un’illusione nel dibattito politico

Le dichiarazioni di Trump sul trasferimento della produzione negli Stati Uniti sembrano alimentare una narrazione aspirazionale che raramente si scontra con la realtà pratica del mercato. Le minacce di tariffe e il desiderio di riportare i posti di lavoro manifatturieri nell’America profondano radici in una visione che, alla luce di quanto discusso, appare sempre più irrealizzabile. Gli esperti concordano: ciò che viene richiesto è lontano dalla possibilità di attuazione, e nel lungo termine le minacce rivelano la loro vacuità.

Seguici su Telegram

Seguici su Telegram per ricevere le Migliori Offerte Tech

Unisciti ora