L’Unione Europea sta attualmente rivalutando il proprio approccio all’industria dei semiconduttori, seguendo il fallimento della prima versione del Chips Act. Un gruppo di nove paesi, guidato dai Paesi Bassi, si sta preparando a presentare una nuova normativa. Questa iniziativa si rende necessaria a causa delle difficoltà riscontrate nel precedente tentativo del 2023, quando gli obiettivi non sono stati raggiunti a causa di procedure burocratiche eccessivamente complicate, che hanno ostacolato investimenti critici in un settore in continua evoluzione.
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Una coalizione di paesi per potenziare il settore
Il team composto dai Paesi Bassi comprende anche altre nazioni di forte rilievo industriale come Francia, Germania e Italia, tutte già con una base solida nel campo dei semiconduttori. La Spagna, pur contribuendo maggiormente con attività di ricerca e sviluppo piuttosto che nella parte produttiva, fa parte di questo progetto collaborativo. L’intento è quello di formulare proposte dettagliate entro l’estate, collaborando a stretto contatto con la Commissione Europea.
Il Ministro dell’Economia olandese, Dirk Beljaarts, ha enfatizzato la necessità di un nuovo pacchetto di finanziamenti che non avvantaggi solamente i grandi attori del settore, ma anche piccole e medie imprese. Ha affermato: “È essenziale stanziare fondi, sia pubblici che privati, per stimolare il settore e garantire che si generi un effetto benefico anche per le PMI.”
Le lezioni apprese dalla prima versione del Chips Act
Il fallimento del primo Chips Act europeo ha offerto insegnamenti cruciali. La legislazione del 2023 era etichettata come eccessivamente complessa, poiché richiedeva l’approvazione dei progetti dalla Commissione Europea, anche in situazioni in cui i finanziamenti provenivano esclusivamente dai singoli stati membri. Questo sistema ha portato a ritardi che non si conciliavano con i tempi dell’industria. Di diritto ne sono stati i rinvii da parte di grandi aziende come Intel e Wolfspeed, che hanno dovuto posticipare la costruzione di impianti produttivi importanti in Europa.
Beljaarts ha fatto presente che l’obiettivo di questa nuova iniziativa sarà quello di adottare un approccio più strategico ed efficace riguardo al finanziamento, evitando le lungaggini che hanno contraddistinto il precedente tentativo. La direzione sembra mirare a processi decisionali più fluidi e mirati, in grado di adattarsi con tempestività alle dinamiche di mercato.
Il paradosso della produzione di semiconduttori in Europa
L’Europa si trova di fronte a un paradosso sulla questione dei semiconduttori: eccelle nella produzione di attrezzature per la fabbricazione di chip, con aziende come ASML, ASM International e Carl Zeiss SMT ai vertici del settore, ma presenta lacune significative nella produzione di chip stessi, specialmente per quanto riguarda le tecnologie più avanzate. Attualmente, solo Intel è in grado di produrre chip con processi tecnologici all’avanguardia, mentre gli altri produttori europei si concentrano su nodi tecnologici meno sofisticati.
Di conseguenza, organizzazioni come ESIA e SEMI Europe, rappresentanti rispettivamente dei produttori di chip e di attrezzature, hanno ufficialmente sollecitato alla Commissione Europea un secondo round di finanziamenti. Durante un incontro tenutosi a Bruxelles con i legislatori europei, hanno manifestato l’intenzione di presentare la loro proposta a Henna Virkkunen, un funzionario della Commissione.
Un nuovo approccio per una strategia più efficace
La proposta per il secondo Chips Act sembra orientata verso una strategia più integrata, che riconosce la necessità di investimenti non solo nella costruzione di fabbriche, ma nella creazione di un ecosistema complessivo. Ciò implica anche il culminare di attività di ricerca, progettazione e produzione, nonché il rifornimento dei materiali necessari.
Con scadenze ben definite e un chiaro obiettivo di semplificazione burocratica, il gruppo di lavoro intende evitare di ripetere gli errori passati e favorire lo sviluppo dell’industria dei semiconduttori in Europa. Nonostante la sfida si presenti ardua, in un contesto globale dominato da aziende asiatiche e americane, l’impegno per raggiungere una maggiore autonomia tecnologica nel campo dei semiconduttori in Europa appare ora più realistico e concreto.