Nonostante le ultime news sulla portata degli attacchi hacker avvenuti online siano state “offuscate” dal seguito della vicenda che ha coinvolto Sony e Corea, un secondo cyberattacco ha sconvolto studiosi e analisti per la sua capacità di interferire direttamente con la struttura hardware dei bersagli.
Cyberattacchi da remoto sempre più pesanti, gli sviluppi
A causa dell’intenso clamore generato dalla vicenda Sony/Corea, sfociata in una pesante critica al documentario cinematografico The Interview, il background relativo all’hacking internazionale è passato ulteriormente in secondo piano, rendendo possibile solamente ora una rivelazione di importanza preminente. Si tratta di un nuovo cyberattacco, per la precisione il secondo nel suo genere di tale proporzione e pericolosità, che sembrerebbe essere in grado di infliggere danni fisici alle strumentazioni hardware di cui il PC che subisce l’attacco è costituito. Non più, dunque, malware che si limitano ad alterare la struttura software ed i registri del bersaglio, bensì vere e proprie macchine belliche in grado di colpire da un momento all’altro causando danni ben più ingenti.
La notizia proviene da un report tedesco secondo cui tra i primi bersagli si è rivelato un altoforno, vittima di certo inusuale per quanto riguarda determinate tipologie di attacco, tuttavia non incoerente con le capacità dell’exploit. Le tecniche adottate consisterebbero in una variante del famigerato spear phishing, sotto forma di mail malevole ben camuffate e redatte intelligentemente, in modo da sembrare veritiere, e strumenti di social engineering, che hanno consentito ai cybercriminali di ottenere per deduzione una stima della struttura colpita. Attingendo così da distanze remote ai pannelli del sistema di controllo dell’ “hardware” (ovvero, relativo all’altoforno), il complesso ha iniziato a subire danni a catena, fino ad un completo meltdown della struttura.
Evidente, quindi, che le conoscenze e gli obiettivi dell’hacking stanno oltrepassando clamorosamente i semplici obiettivi su base software, giungendo quindi a danneggiare le strutture fisiche portanti (qualsiasi macchinario controllabile informaticamente può rivelarsi suscettibile, così come l’hardware PC). Si tratta del secondo caso registrato: il primo avvenne grazie ad una partnership USA-Israele, che studiarono congiuntamente un’arma digitale per colpire a distanza e sabotare una centrale di arricchimento dell’uranio; a testimonianza di quanto questa tecnologia affascinante quanto temibile potrà colpire nell’immediato futuro.