Poche settimane dopo aver svelato i primi modelli nella sua gamma di CPU Core di decima generazione, Intel ha ora annunciato un’altra serie basata su un’architettura diversa, ma mirata allo stesso segmento.
La famiglia di chip “Ice Lake”, annunciata il 1° agosto, si basa proprio sull’architettura “Ice Lake” di nuova generazione di Intel. Si tratta dei primi chip della società destinati al mercato di massa ad essere fabbricati con un processo a 10 nm, mentre la famiglia “Comet Lake” recentemente annunciata utilizza ancora un processo di produzione a 14 nm ed è un aggiornamento incrementale dell’attuale progetto “Coffee Lake”.
Entrambe le CPU Ice Lake e Comet Lake saranno vendute come modelli Intel Core serie U e serie Y di decima generazione, ed entrambe sono rivolte al segmento dei notebook sottili e leggeri.
Esistono quattro modelli della serie U “Comet Lake” e quattro modelli della serie Y. Queste famiglie di CPU avranno rispettivamente TDP nominali da 15 W e 7 W, anche se le aziende leader nel settore dei laptop possono scegliere di configurare i modelli della serie U fino a 25 W, mentre i componenti della serie Y possono essere progettati per ambienti termici tra 4,5 W e 9 W.
Stando a quanto emerso sul web, pare che “Ice Lake” offra nuove capacità di elaborazione AI grazie al nuovissimo design del core Sunny Cover e ad una nuova GPU integrata Gen11 che garantirebbe prestazioni molto importanti. I chip “Comet Lake” non trarranno vantaggio da questa nuova GPU, ma saranno dotati di Wi-Fi 6 integrato e Thunderbolt 3.
La famiglia “Comet Lake” comprende la prima CPU per laptop serie U a sei core e 12 thread Intel, il Core i7-10710U. Questa CPU di fascia alta ha una frequenza di base di 1,1 GHz e una frequenza di boost single-core massima di 4,7 GHz, insieme a 12 MB di cache. C’è un ulteriore modello Core i7 quad-core, un Core i5 quad-core e un Core i3 dual-core nella serie U, mentre la serie Y è composta da un Core i7 quad-core, due Core i5 quad-core e un Core i3 dual-core.
Intel assicura un miglioramento delle prestazioni complessive fino al 16% e un miglioramento del 41% in termini di produttività.