Google sotto pressione in Giappone: la Commissione per il Commercio Equo ordina di fermare pratiche di favoritismo

La Commissione Giapponese per il Commercio Equo ordina a Google di interrompere accordi preferenziali su Android, segnando un precedente significativo nelle normative antitrust per le grandi aziende tecnologiche.

La Commissione Giapponese per il Commercio Equo ha emesso un ordine a Google, ordinando all’azienda di interrompere gli accordi che concessero a Google Search e Chrome un trattamento preferenziale sui dispositivi Android. Questo rappresenta un caso senza precedenti, dato che è la prima volta che un regolatore giapponese impone un divieto di questa portata a una grande azienda tecnologica.

Le pratiche sotto accusa

Secondo quanto riportato da Nikkei Asia, l’indagine ha rivelato che Google ha cercato di stringere accordi con almeno sei produttori di smartphone Android a partire da luglio 2020. Tali intese prevedevano, tra le altre condizioni, che Google condividesse i ricavi con cinque partner aziendali, subordinando il successo della collaborazione al posizionamento di Chrome e dei servizi di Google Search sulla schermata iniziale dei dispositivi. In cambio, le aziende coinvolte non avrebbero potuto installare applicazioni simili di concorrenti.

In un mercato sempre più competitivo, tali pratiche potrebbero limitare le possibilità di scelta per i consumatori e ostacolare l’innovazione da parte di altre compagnie. Le aziende di smartphone, infatti, si sarebbero trovate nell’impossibilità di proporre alternative sui loro dispositivi Android.

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Le conseguenze per Google

In seguito all’ordine della JFTC, Google dovrà rivedere alcuni aspetti dei suoi contratti riguardanti la distribuzione dei ricavi pubblicitari, consentendo ai produttori di smartphone di avere più libertà nelle loro scelte. Inoltre, l’azienda sarà tenuta a nominare un terzo indipendente per monitorare l’adeguamento alle nuove disposizioni per un periodo di cinque anni. Questo strumento di supervisione garantirà che Google segua le indicazioni ricevute e rispetti le normative imposte dal regolatore.

Google ha espresso il proprio disappunto riguardo le conclusioni della Commissione, sostenendo che gli accordi con i partner giapponesi abbiano contribuito a promuovere la concorrenza nel mercato, aumentando la capacità di questi ultimi di investire in innovazione e proponendo una varietà maggiore di scelte per gli utenti.

Un contesto normativo in evoluzione

La legislazione giapponese, approvata lo scorso anno, presenta analogie con il Digital Markets Act dell’Unione Europea, il quale include misure per prevenire pratiche di auto-preferenzialità. Con questo provvedimento, il Giappone si allinea a un contesto internazionale che tende a frenare le eccessive posizioni dominanti delle grandi aziende tecnologiche.

Parallelamente, Google attende con trepidazione un nuovo verdetto negli Stati Uniti riguardo a una possibile sanzione antitrust che potrebbe portare a una scissione della società. Questo scenario globale rivela un momento cruciale per le politiche antitrust e la salute del mercato digitale, mentre i regolatori di tutto il mondo si preparano a misurare l’impatto delle pratiche aziendali di colossi come Google.

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