Una sentenza segna la fine della “tassa Microsoft” in Italia?

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Arriva dall’estero, precisamente da sito ZDNet e con circa un mese di ritardo, una notizia che però riguarda noi italiani e il pagamento della cosiddetta “tassa Microsoft”, cioè la licenza del sistema operativo, al momento dell’acquisto di un PC.

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Se siete amanti del software libero, come ad esempio Linux, vi farà piacere leggere questo articolo.

Un consulente informatico fiorentino dell’Aduc infatti, Marco Pieraccioli, è riuscito ad avere, grazie ad una sentenza pronunciata dalla Suprema Corte di Cassazione, il rimborso sul costo della licenza di Windows dopo aver acquistato un PC HP con il sistema operativo Microsoft preinstallato.

Queste le parole di Pieraccioli durante un’intervista di ZDNet:

Ho presentato il caso nel 2005. La prima parte del processo è durato due anni, ci sono voluti poi altri tre anni per l’appello, perché HP ha contestato il verdetto, e altri quattro anni per la pronuncia finale della Corte Suprema.

In tutti e tre le fasi il giudice ha respinto la tesi di HP, che sosteneva che il computer e il sistema operativo devono essere considerati indivisibili e che il costo, anche senza la “tassa Microsoft”sarebbe stato quindi comunque lo stesso.

Invece il giudice ha motivato la sentenza sostenendo che il legame tra i due era più commerciale che tecnologico, cioè parte di una strategia promozionale per “incoraggiare” gli acquirenti a fare uso di prodotti di Microsoft.

L’avvocato di Pieraccioli, Carlo Piana, aggiunge:

Il giudice, in sostanza, ha deciso che è illegale costringere i clienti a comprare qualcosa che non vogliono senza dare loro la possibilità di esprimere il loro consenso o disaccordo per le condizioni di utilizzo della cosa stessa prima dell’acquisto.

Su questa base, la corte ha stabilito che HP deve pagare le spese processuali e rimborsare Pieraccioli con la somma di 140 euro, di cui 90 sono per Windows XP e 50 per Microsoft Works 8, che era stato anch’esso preinstallato sul PC, con uno sconto quindi del 15% sul prezzo totale del computer di 850 euro.

Questa sentenza ha creato un precedente molto scomodo per Microsoft ma molto interessante per chi non vuole Windows preinstallato sul proprio PC, perchè da adesso sarà possibile risparmiare sull’acquisto evitando di pagare la “tassa Microsoft”.

L’avvocato Piana non sembra molto fiducioso a riguardo, in quanto giustamente pone il problema della difficoltà, per la maggior parte degli utenti, di installare un sistema operativo da zero. Sospetta inoltre che i produttori potrebbero porre ostacoli non facili per tutti da superare, come ad esempio fare delle domande per i rimborsi confusionarie che risulterebbero scomode ai più.

Se andate a leggere ad esempio sulla pagina relativa ai rimborsi sul sito della Acer, che è uno dei primi produttori che ha pubblicato informazioni su come ottenere il rimborso per la licenza del sistema operativo Microsoft quando indesiderato, dovete contattare un Call Center entro 30 giorni, inviare i vostri dati personali, portare il PC ad un centro assistenza del sistema operativo a proprie spese insieme alla ricevuta di acquisto e in caso al CD di installazione, e attendere poi che venga formattato e rispedito a loro spese.

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Se però è scaduto il termine dei 30 giorni e avete accettato i termini e le condizioni Microsoft al momento dell’accensione dl computer non potete richiedere il rimborso della tassa Microsoft.

L’importo massimo che il produttore provvederà a rimborsare è dai 35 ai 90 euro a seconda della versione di Windows e, probabilmente, voi dovrete sborsarne almeno 30 per le spese di spedizione.

Chi si prenderà quindi la briga di chiedere questo rimborso? Voi lo fareste? Cosa ne pensate? Fateci sapere!

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