Cosa ha causato il down di Facebook, WhatsApp e Instagram?

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Ad un certo punto tutti gli utenti avranno pensato che fosse un problema della propria rete o del proprio telefono. Invece quello che si è verificato ieri intorno alle 18 era un vero e proprio down mondiale, che ha riguardato le piattaforme principali dell’ecosistema di Mark Zuckerberg.

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Per oltre sei ore – i servizi sono stati ripristinati intorno a mezzanotte e mezza, ndr – non è stato possibile utilizzare Facebook, WhatsApp e Instagram, tanto che la stragrande maggioranza degli utenti si è riversata su Twitter (alcuni hanno creato sul momento un account), l’unico social non interessato dal blackout. Chiaramente la situazione ha scatenato anche gli immancabili “meme” e una serie di battute divertenti: basti pensare che la stessa Twitter ha pubblicato un post scrivendo “Ciao, letteralmente a tutti”, con tanto di risposte da parte di WhatsApp, Facebook, Instagram e molti altri.

Ma cosa ha comportato questo gigantesco e improvviso down? Oltre ai commenti divertenti, Facebook si è più volte scusata con gli utenti, rilevando in un primo momento che la sua capacità di diagnosticare e affrontare il problema veniva resa complicata dall’interruzione che ha interessato anche i suoi strumenti e sistemi interni. Poi, il colosso social ha cercato di fornire spiegazioni sull’accaduto.

“I nostri team di ingegneri hanno appreso che le modifiche alla configurazione sui router dorsali che coordinano il traffico di rete tra i nostri data center hanno causato problemi che hanno interrotto questa comunicazione – le parole del team – Questa interruzione del traffico di rete ha avuto un effetto a cascata sul modo in cui comunicano i nostri data center, interrompendo i nostri servizi”.

La società ha anche sottolineato che i dati degli utenti non sono stati compromessi in seguito a questa interruzione, sostanzialmente smentendo l’ipotesi che il tutto possa essere stato generato da un attacco hacker. Tuttavia, secondo gli esperti del settore è davvero il caso che l’azienda provveda a dotarsi di una configurazione infrastrutturale più robusta, per evitare che in futuro si verifichino nuovamente questi “maxi down”.

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